Conserva di pomodoro fatta in casa in abruzzo

Conserva di pomodoro fatta in casa abruzzese

E da tanto che voglio raccontarvi come in passato si preparava la  Conserva di pomodoro fatta in casa in abruzzo.

Conserva di pomodoro fatta in casa abruzzese

Conserva di pomodoro fatta in casa in abruzzo

Ingredienti

  • Pomodoro
  • sale

Storia e procedimento

La Conserva di pomodoro fatta in casa in abruzzo, mi ha sempre rievocato dolci ricordi di bambina.

Oggi con alcuni scatti in casa di amici, ve la mostro e ve la racconto.

In passato era tutto meno tecnologico di oggi, e quando si preparava la scorta per l’inverno ognuno aveva la sua mansione.

Dal più grande al più piccolo a seconda della pericolosità tutti lavoravamo, e ci divertivamo, questo è l’aspetto che più mi manca.

Ci si metteva d’accordo con parenti e amici o vicini di casa, si decideva “un giorno a casa mia e un giorno a casa tua”, lo scambio di aiuti era più per far festa che per altro.

La prima parte

Si cominciava la mattina prestissimo, anzi se vogliamo dirla tutta, il giorno prima si raccoglievano i pomodori. e la mattina alle 4 tutti operativi, colazione contadina e si dava inizio alle danze.

I pomodori nella maggior parte dei casi venivano coltivati dal contadino stesso.

Quello che vedete nella foto sopra, tenuta dal mio amico che l’ha coltivata con amore, è un pomodoro cuore di bue.

Sono i pomodori più carnosi e succosi, adatti a questo scopo.

La colazione contadina abruzzese era zuppa di latte con “rimpizzi,” ma questa è un’altra storia.

Appena dopo la colazione alcuni preparavano il fuoco accendendo il forno a legna.

Si cominciava con lavare i pomodori, si mettevano a scolare e i grandi li tagliavano in 2 o 4 pezzi, controllando se vi era del marcio che ovviamente veniva eliminato.

Attrezzi di campagna, tutto veniva usato e riciclato, custodito gelosamente per altri lavori, e  mai nessuno si è sentito male.

La prima cottura

Il pomodoro veniva inserito in coppi d’ acciaio e via nel forno a legna che era stato ripulito dalle braci ed accoglieva il pomodoro, che al suo interno cuoceva ed asciugava.

Il tempo di permanenza dipendeva da quanto era caldo il forno e da quanti pomodori erano stati inseriti al suo interno. Si arrivava a fare anche più di una cottura nella mattinata.

Alle volte nel pomeriggio precedente la preparazione della conserva, si faceva il pane.

Quando esso era cotto, per non sprecare il calore del forno, si metteva il pomodoro dentro e lo lasciavano tutta la notte, al mattino era bello che pronto.

In questi casi non si potevano fare grandi quantità perché il forno non era bello “gagliardo”.

La colatura

Poi era la volta della colatura, cioè si inseriva in una macchinetta che allora si chiamava “tric e trac”.

Questo nome viene dal rumore che faceva la manovella mentre si girava per passare il pomodoro e creare così la conserva.

Oggi si lavora il pomodoro con macchine elettriche più sbrigative, sono in acciaio e comunque non compromettono il sapore del pomodoro.

I bambini facevano a gara a chi poteva girare quella manovella mentre un’adulto inseriva il pomodoro caldo al suo interno.

Oggi per i bimbi sarebbe pericoloso e comunque non c’è più nessuna manovella ma solo un pulsante.

La Conserva di pomodoro fatta in casa in abruzzo una volta pronta, si assaggiava perchè al suo interno si metteva del sale, ad occhio, poi imbottigliata e tappata.

Le bottiglie erano lavate con cenere ed acqua, sciacquate bene e fatte scolare nei cesti di vimini dove pezze di cotone e lino facevano da paravento ai batteri.

Inoltre erano rigorosamente riciclate di anno in anno e fatte mettere da parte a bar e ristoranti, di solito erano della birra o dell’acqua.

Oggi ancora si usano quelle della birra, il riciclo lo abbiamo tramandato da generazione in generazione.

Anni dopo si è passati al detersivo e alla sterilizzazione.

Da piccoli ognuno di noi aveva il suo imbuto e il suo mestolino e guai a far sprecare la conserva.

Bisognava stare attenti ed essere precisi, ne troppo ne poco nel collo della bottiglia.

Però c’erano i grandi che prima di tappare controllavano e vigilavano, e se necessario aggiustavano.

L’imbottigliamento

Oggi tappiamo con tappini in acciaio e una macchinetta che fa pressione su una corona che abbraccia la bocca della bottiglia.

Una volta invece si metteva il sughero e con una corda di canapa e si annodava.

Ho la fortuna di potervi mostrare una bottiglia nella mia cantina ancora tappata così, anche se non si tratta di conserva di pomodoro di ma di un prestigioso liquore.

Non l’ho neanche spolverata, tanto ci tenevo alla sua veridicità.

Conserva di pomodoro fatta in casa abruzzese

Le bottiglie andavano dentro a dei “callari” di rame oggi calderoni, riempiti di acqua e portati  a bollore, fatti cuocere per svariati minuti  a seconda della tradizione della famiglia.

Sul fondo dei “callari” si metteva sempre un panno vecchio, ciò serviva alle bottiglie durante la bollitura per non sbattere sul fondo ed evitare la rottura.

Un’altro panno veniva usato per coprire, era un economico coperchio.

Oggi vengono usati dei pentoloni in alluminio che arrivano subito a bollore e sono muniti di coperchio proprio, comunque il risultato non cambia.

La seconda cottura

Si accendeva un bel fuoco sotto i “callari” che avevano un treppiedi grande che li sorreggeva ad una distanza ovvia dal fuoco.

Una volta terminata la cottura per fermarla veniva spostata la brace, e con questa brace venivano arrostiti i peperoni e le salsicce.

Esse si mangiavano poi a pranzo insieme ad altre pietanze contadine.

Il pane era stato fatto il giorno prima e le donne mentre i “callari” cuocevano avevano fatto il sugo e “ammassato li maccarun”.

Nel forno oltre il pomodoro ci si cucinava il pollo, o in altri casi la carne veniva cotta sotto il “coppo”, tanto di brace ne avevamo.

Dopo una giornata così piena si andava a dormire e la conserva di pomodoro raffreddava nell’acqua.

Solo al mattino dopo venivano tolte dal “callare” fatti scolare e riposti nella cantina della casa.

Un’ultima precisazione, chi non aveva il forno a legna il pomodoro era cotto  nello stesso  “callare” di rame dove poi veniva fatto bollire.

Ricordi

Questa era la vita contadina dove i sacrifici erano mescolati alla gioia e alla spensieratezza.

Oggi la vita in città non permette ciò, anche se alcuni veterani si recano dai genitori o da parenti per rievocare questo mestiere antico.

Altri comprano il prodotto proprio dai pochi contadini che ancora fanno la conserva in questo modo.

Purtroppo sono tradizioni che vanno a diminuire e scomparire; e più facile prenderla dallo scaffale del supermercato e pagarla di meno.

Forse qualcuno se lo domanda ancora cosa mangiamo e a che prezzo, ma poi ci rispondiamo che tutti la mangiano e così ci laviamo le coscienze.

Io finchè troverò piccoli imprenditori che fanno ancora questo oro in casa ne sarò promotrice.

Questo mio racconto fatto di ricordi volge al termine, spero di non avervi annoiato anzi che vi abbia fatto vivere un piccolo spaccato di vita contadina.

Prima dei saluti voglio ringraziare Rocco amico con il quale sono cresciuta e Carla sua moglie per la gentilezza e disponibilità, grazie a loro ho potuto mostrarvi quello che vi ho raccontato.

Le Ricette di Mina ogni tanto si affaccia verso questa realtà che è ancora esistente e non va dimenticata, alla prossima ciao a tutti da Mina

Personalmente in casa cerco di realizzare diverse conserve, come questa del pomodoro fresco in barattolo, clicca qui per la ricetta.

Vi aspetto su facebook cliccando qui.

Conserva di pomodoro fatta in casa abruzzese

6 commenti

  • Anna Laura Maccarone

    ricordo anch’io con nostalgia quando tutto il condominio (io abito a L’ Aquila) si adoperava a fare i pomodori, i fagiolini con il pomodoro i peperoni arrostiti, tutti messi nelle bottiglie con l’imbuto e il bastoncino di legno con il quale si spingeva il cibo. Il mio palazzo aveva davanti un grande prato dove si accendeva il fuoco e si facevano bollire le bottiglie nel caldaione che era stato comprato in società da tutte le famiglie del palazzo, perchè eravamo come una grande famiglia. Che bei tempi!!!!

    • Mina

      Anna Laura anche i tuoi ricordi sono meravigliosi, si evince l’armonia e l’amore che ci si metteva nel fare le cose tutti insieme, grazie per averlo condiviso con me e i miei fans che leggeranno
      Mina

  • Flavio

    Pura e santa verità, io in questo momento oltre a ricordare quanto sopra tu hai menzionato, più tardi vado giù in giardino a lavare le bottiglie per per domani, per poi, con l”imbuto, anzi no adesso usiamo una bacinella di plastica con imbuto regolabile a chiusura automatica, cioè appena si riempie la bottiglia di sugo, la bacinella smette di far passare il sugo di pomodoro, e cosi si passa successivamente a riempire le altre bottiglie.
    Approfitto, anche dell’occasione, per accendere il forno a legna, di mia proprietà, costruito da me artigianalmente, per poter infornare delle pizze (impasto fatto personalmente da me con circa 1 kg di farina 00, ovviamente lievitato per circa 2 ore), con sopra dei pomodori ciliegino, coltivati da me nel mio orticello. Ti saluto con un abbraccio affettuoso e auguro a te ogni bene possibile per aver ricordato questi momenti indimenticabili per ogni uno di noi.
    Pace e bene.

    • Mina

      Grazie a questi messaggi ho sempre più voglia di raccontare il passato, mi complimento per il lavoro che ti appresti a fare caro Flavio e mi inchino a tanta saggezza. Pace e bene anche a te con tutto il cuore Mina

  • Omar Canu

    Mi hai dato l’idea di cuocere nel forno , invece del classico pentolone nell’orto con scolapasta dentro.
    A giorni proverò, ho i pomodori a seconda annata, maturano adesso.
    Ho un forno a combustione separata , il modello Giove 80*60 fella ditta Tranquilli.
    Credo possa andare bene.
    Grazie ancora per l’idea.
    PS : non riuscirei mai a vivere in condominio!

    • Mina

      Omar sei a cavallo, la stagione tardiva permette ancora di fare tante cose, felice di averti dato l’idea, alla prossima allora, Mina

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